UN NUOVO UMANESIMO
Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il
Siamo in moltissimi, anche se dispersi a sopportare con sempre maggiore difficoltà l’egemonia del profitto, del denaro, del calcolo ( statistico, di crescita, Pil, Sondaggi) , che ignora i nostri veri bisogni come le nostre legittime aspirazioni, al tempo stesso autonoma e comunitaria. Siamo moltissimi, ma separati e divisi in compartimenti, a desiderare che la trinità “ libertà, uguaglianza e fraternità” diventi la nostra norma di vita personale e sociale e non la maschera che copre l’aumento della servitù , delle disuguaglianze e degli egoismi. Negli ultimi decenni, con l’egemonia dell’economia liberale globalizzata, il profitto è cresciuto oltre misura a detrimento delle solidarietà e delle convivenze; le conquiste sociali sono state in parte annullate; la vita urbana si è degradata; i prodotti hanno perso la loro qualità; gli alimenti hanno perso la loro virtù: sapore e gusto. Moltissime oasi di vita amorosa, familiare, fraterna, amicale, solidale, ludica, testimoniano la resistenza del voler vivere bene. La civiltà dell’interesse del calcolo non potrà mai annientarle. La coscienza ecologica, nata dalla scienza che porta lo stesso nome, ci indica la necessità di sviluppare , non solo le fonti di energia pulita e di eliminare progressivamente le altre, compresa la nucleare cosi pericolosa, ma anche di devolvere una parte importante dell’economia alla pulizia delle città inquinate ed alla sanitò dell’agricoltura, riducendo di conseguenza , l’agricoltura e gli allevamenti industrializzati a favore dell’agricoltura da fattoria e della agroeconomia. Un formidabile rilancio dell’economia fatto in questo senso, stimolato dagli sviluppi di un economia sociale e solidale, consentirebbe un notevole riassorbimento della disoccupazione oltre ad una sensibile riduzione della precarietà del lavoro. La riforma del consumo sarebbe di importanza capitale , permetterebbe una selezione consapevole dei prodotti secondo le loro qualità reali e non quelle immaginarie vantate dalla pubblicità o dagli influencer, portando cosi ad una diminuzione delle intossicazioni consumistiche. Sarebbero allora il gusto, il sapore, l’estetica ad orientare i consumi, i quali, sviluppandosi ridurrebbero l’agricoltura industrializzata ed il consumo insipido e malsano e con ciò il dominio del profitto.
v. Un nuovo processo di civilizzazione tenderebbe a restaurare forme di solidarietà locali o instituirne di nuove. Stimolerebbe la convivialità, bisogno umano primario che inibisce la vita razionalizzata cronometrica, votata all’efficienza. Possiamo ritrovare la virtù del buon vivere attraverso la strada della riforma esistenziale. Dobbiamo riconquistare un tempo adeguato ai nostri ritmi, che ubbidisca solo parzialmente alla pressione cronometrica. Al di là della sfera della vita quotidiana, aspiriamo a far parte del mondo, prendiamo coscienza della nostra appartenenza all’umanità, oggi interdipendente. Crediamo come diceva Montagne che ogni uomo è un mio compatriota. Un umanesimo approfondito e rigenerato è necessario se vogliamo anche riumanizzare e rigenerare i nostri paesi, i nostri continenti ed il nostro pianeta. La globalizzazione con le sue possibilità e soprattutto i suoi pericoli ha creato una comunità di destino per tutti gli umani. Chiamiamo ognuno alla presa di coscienza necessaria e aspiriamo alla sua generalizzazione affinché i grandi problemi siano trattati finalmente su scala planetaria.
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