I GIOCHI PERDUTI DEI BAMBINI

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

La rivoluzione digitale ha cambiato lo scenario quotidiano delle nostre vite e addirittura  sta trasformando le tappe dello sviluppo umano sin dalla infanzia. Basta osservare i bambini di pochi anni seduti o sdraiati davanti ad un tablet o uno smartphone, sembrano quasi ipnotizzati da quello che stanno  vedendo su piccolo schermo. I genitori hanno capito che quando devono lavorare o sono impegnati in casa l’unico modo per tener tranquilli i figli è metterli davanti a un video, rimarranno lì a lungo senza fare lagne. Succede anche quando devono mangiare, con il video preferito si superano i rifiuti e le resistenze dei bambini, talmente presi da non vedere quello che stanno ingurgitando. E poi i viaggi in macchina che erano sempre una lotta perché  i figli volevano fermarsi continuamente al bar delle stazioni di servizio, adesso stanno seduti dietro, davanti allo schermo, in un silenzio religioso fino a destinazione. Anche il rituale dell’addormentamento è condizionato dal video che sostituisce mamma e papà, che possono cenare senza dover accorrere per tranquillizzare il figlio. Altro che le tate del passato o le baby – sitter che si prendevano cura dei bambin, lo smartphone svolge la sua mansione senza richiedere molto. Potrebbe sembrare che la tecnologia sia al sevizio dell’allevamento dei bambini rendendo più facile il mestiere  dei genitori, ma forse ci dobbiamo affidare alle ricerche psicologiche per capire se tutto questo aiuti veramente lo sviluppo dei bambini e non crei fragilità psicologiche che poi si ripercuotono sullo sviluppo e sul benessere dei bambini. Questi device, più semplicemente questi oggetti della tecnologia, hanno qualcosa di magico perlomeno agli occhi dei bambini che si abituano a considerarli come parte di sé stessi, un braccio tecnologico che riempie la loro vita e aiuta a superare momenti di vuoto o di noia. I bambini di uno o due anni vengono più attratti dal tablet che dai loro giochi colorati. 

In recenti ricerche si punta l’indice sulla riduzione di scambi sociali, quando i bambini passano troppo tempo davanti al video e questo incide sulla loro maturazione dal momento che sono indispensabili per lo sviluppo delle competenze psicologiche e per la maturazione del cervello. Se i genitori intervenissero di più sui video, parlandone con i figli, si riuscirebbe a ridurre l’impatto negativo, ma è difficile inserirsi perché non prestano attenzione a ciò che succede intorno a loro, sono rinchiusi in una bolla e sono identificati con  i personaggi e le sequenze dei video. Anche negli anni successivi gli smartphone entrano nella vita familiare ed i bambini spesso chiedono ai genitori il loro cellulare per smanettare e navigare. E’ vero che queste esperienze stimolano la capacità di percezione e manipolazione, ma è cosi che si comincia a costruire una dipendenza che poi con l’adolescenza potrà diventare più radicata, ma quello che è allarmante è il fatto che i bambini, attratti dal video, trascurano e non ricercano più i giochi e gli scambi più creativi,  come immaginare e costruire un razzo ed un satellite per raggiungere Marte, ad inventare con i pupazzi sequenze e storie che si sono vissuti in modo da renderli più accettabili. Personificando figure potenti o simulando situazioni vissute, i bambini entrano nel mondo immaginario, che alimentando la creatività e la capacità inventive, non solo arricchisce il mondo personale, ma aiuta anche a rivivere e modulare le emozioni. Mentre oggi ci si richiude gli spazi virtuali allora si giocava nei cortili e sui marciapiedi, nel tessuto della vita sociale incontrando gli amici ed i coetanei.  Nel gioco della campana, che molti ricorderanno, si tracciava un percorso con varie caselle, che si dovevano percorrere con un piede solo ed entrambi con equilibrio e coordinamento motorio. Ogni bambino o bambina doveva mettersi alla prova davanti ai compagni per completare il circuito e chi riusciva a raggiungere la casella del paradiso e tornare alla base, vinceva. Era una grande lezione per i bambini che dovevano disegnare il gioco, organizzarsi, competere tra coetanei coordinando i movimenti del corpo. Ci si può chiedere come sopravviverà la specie umana perdendo le opportunità del gioco, che sono fondamentali anche nel mondo animale. I bambini si ciberanno di prodotti dell’industria dei video diventando consumatori fin dai primi anni di vita, è finita l’era dell’Homo Ludens, per entrare nell’era dell’Homo Assuefactus, ossia dipendente della tecnologia.  

 

 

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