SINISTRA, RIVOLGITI AI GIOVANI

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

SINISTRA , RIVOLGITI AI GIOVANI

Voglio ricordare al campo della sinistra che vi sono giovani e giovani. La giovinezza non è solo irresponsabilità, ma anche forza, sogno, desiderio, fede profonda nella possibilità del cambiamento. Il sovranismo ed in particolare il M5S, nel tempo della sua nascita, aveva saputo radunare attorno a sé molti di questi giovani offrendo loro una speranza. E’ un fatto storico, il M5S ha saputo parlare con più efficacia persuasiva al mondo dei giovani del centrosinistra. Lo ha fatto populisticamente orientando la forza della giovinezza verso l’opposizione sterile dell’antipolitica. E’stata una grave responsabilità. Tuttavia, è indubbio che mentre la sinistra vedeva invecchiare  i suoi ranghi, il M5S calamitava attorno a sé la forza propulsiva della giovinezza. In questo tempo di campagna elettorale, occorre ripartire da una riflessione sul mondo giovanile che è il mondo che la sinistra rischia di perdere per sempre. Se si vuole allargare il campo,  non si può non avere un pensiero rivolto verso le nuove generazioni. Questo conta assai di più di ogni alleanza tattica. In gioco è qualcosa di più ampio e di più radicale insieme. Perché le parole della sinistra non fanno più presa emotiva sul mondo giovanile? Forse perche  la politica della giovinezza è stata canalizzata solo nell’opposizione vuota dell’anti – politica o nell’apatia e dell’assenteismo e dell’indifferenza? Ma la sinistra  non dovrebbe essere per i giovani una scelta tra le tante possibili, ma una vocazione, una attitudine spontanea, un inclinazione della giovinezza in quanto tale? Il distacco della politica istituzionale dal mondo giovanile si sta consumando irreversibilmente dopo il naufragio del M5S che sembra invece aver dato a molti giovani una speranza e dalla inesistente qualità dei politici, non dimentichiamo che sono candidati a capo del governo  gente come Meloni e Salvini, persone che nella loro vita non hanno mai lavorato, che esempio posso dare ai giovani. 

Riesumare oggi il cadavere di quella speranza appare una opzione impraticabile. Il problema resta intanto: come rivolgersi, in questo tempo così decisivo per il nostro Paese, al mondo dei giovani? La responsabilità degli adulti è stata quella di avere disossato le parole della  politica, di averle ridotte a carcasse svuotate di senso, di aver spento il fuoco della passione che in esse si dovrebbe invece incarnare. Come allora riprendere un discorso interrotto dalla parentesi  del sovranismo e dai nostri politici inaffidabili come Meloni, Salvini, Calenda e Renzi? Problema decisivo per il futuro di questo paese. Come possiamo rendere credibile il linguaggio della politica, ricucire lo strappo populista dalle istituzioni senza per questo rendere grigio quel linguaggio, senza spararlo asetticamente dalla forza desiderio?  Certamente in gioco dovrebbe esserci innanzitutto il recupero pieno del mondo della scuola al quale non è stata data la parola con la necessaria forza, ma nei tempi brevissimi imposti dalla campagna elettorale ci vuole innanzitutto un cambio di leadership. Non necessariamente nelle persone, ma nello stile, un cambio di passo. Significherebbe inaugurare una leadership che sappia incontrare i giovani. Per incontrare i giovani bisogna avere innanzitutto voglia di ascoltarli. Dare spazio alla loro parola, senza dimenticare che talvolta è proprio il sogno giovanile a indicare agli adulti la giusta via. Questo però significa che i nostri piccoli leader dovrebbero arretrare per far tornare grande la politica. Bisognerebbe che facessero davvero un passo a lato, che non si intestassero campi che ancora non esistono perché fare questo significherebbe rendere impossibile proprio l’esistenza di quei campi. In questo senso questa nuova leardership dovrebbe saper essere femminile: avere cura dell’allargamento delle relazioni e non del proprio personale potenziamento fallico. Dovrebbe sempre ricordare che ci sono giovani e giovani e che coltivare il sogno è davvero sempre rivoluzionario sebbene sia solo il riformismo a rendere ogni volta questa rivoluzione possibile. Ci vorrebbe uno sforzo di poesia, deposizione della supponenza, invito, apertura, accoglimento, messa a disposizione, svuotamento di sé, offerta illimitata, ci vorrebbe veramente una nuova lingua per la sinistra.

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