LE BASI BIOLOGICHE DELL’AMORE

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

L’amore è davvero cieco, spegne il cervello e noi scienziati non lo sappiamo spiegare.

Studi ed esperimenti confermano le intuizioni dei poeti, ma non rispondono alla domanda cruciale: cosa accade?

Sigmund Freud, consapevole di quanto l’amore plasmasse la vita quotidiana nel mondo occidentale, ma anche in altre culture, scrisse parole illuminanti in un suo saggio del 1915:

”Indubbiamente l’amore fra i sessi è una delle cose più importanti della vita, e l’unione del soddisfacimento spirituale e fisico che si attinge nel godimento d’amore ne rappresenta precisamente uno dei vertici. Soltanto nella scienza si ha ritegno ad ammetterlo”.

E’passato da allora più di un secolo ma la complessità dell’esperienza amorosa è ancora oggi difficile da decodificare in campo scientifico perché vi è un ritegno, più che comprensibile, ad entrare nell’ intimità della vita individuale, ma anche a tradurre questo sentimento in un linguaggio troppo distante da quello che usano gli innamorati.

L’amore non è solo quello del batticuore e del desiderio che si prova per la persona che si ama, anche il corpo e lo stesso cervello ne sono coinvolti.

Esplorando l’esperienza amorosa in chiave evoluzionistica si mette in luce come l’amore dei genitori per i figli, ma anche fra partner sentimentali comporti l’attivazione di circuiti cerebrali che sostengono la relazione  affettiva favorendo la propagazione delle specificità genetiche alle generazioni successive e la stessa sopravvivenza della specie umana.

Interpretando le basi biologiche dell’amore sentimentale secondo le più recenti scoperte nel campo dei neurormoni, si scopre che quando si pensa alla persona che si ama e ancora di più quando si è con lei si verifica nel cervello un tempesta ormonale, di cui la dopamina è la grande protagonista.

Nel viso e negli occhi della persona innamorata si coglie il piacere che sta vivendo, ma che a volte suscita pensieri così insistenti da divenire travolgenti, quasi ossessivi.

Non può che venire in mente la tragica figura di Francesca da Rimini, che Dante incontra all’ Inferno e che racconta il turbine da cui è stata travolta:” Amor che a’ nullo amato amar perdona mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”.

Il confine fra passione ed innamoramento e delirio amoroso a volte può sfumare. Ma che cos’ è che fa scivolare l’amore in un’ossessione che fa perdere il senso della realtà?

Le ricerche che hanno studiato il cervello delle persone innamorate utilizzando la Risonanza Magnetica  hanno evidenziato grandi cambiamenti.

Le aree connesse alla sensazione di piacere e di euforia si attivano fortemente, ad esempio quando si guarda la foto della persona che si ama, mentre si disattivano le aree cerebrali connesse al riconoscimento delle emozioni negative ed alla cognizione sociale.

In altre parole gli studi confermano il detto “l’amore è cieco” proprio perché si verifica un specie di cecità mentale che compromette il riconoscimento delle qualità meno attraenti della persona che si ama.

E’ più che mai vero quello che scrisse Freud, artisti, poeti e scrittori hanno saputo raccontare le esperienze umane anticipando anche di molti secoli quello che la scienza ha cercato di scoprire molto dopo.

Nel caso dell’amore la scienza sta compiendo i primi passi e ancora oggi non è in grado di spiegare l’enigma, perché ci innamoriamo , perché succede proprio in un determinato momento della vita, perché siamo attratti da quella persona, ma anche perché può finire.

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