LA FOTOGRAFIA DEL CERVELLO DOLENTE ( EMICRANIA )
Immortalato da un esame Risonanza Magnetica lo scintillio luminoso che precede un attacco di emicrania.
Finora al mal di testa che si riconosce nell’ emicrania si attribuiva un significato basato sulla percezione individuale.
Un’ impronta visibile che testimonia il dolore, arriva dalla “fotografia” del cervello dei pazienti emicranici.
Qualcosa di astratto e di non misurabile scientificamente.
Oggi ci sono le neuro – immagini, quelle che rilevano la sua presenza.
Un equipe di ricercatori dell’Università di Napoli, per la prima volta, è riuscita ad immortalare, anche lontano dagli attacchi, l’aura visiva, il tipico scintillio luminoso che precede od accompagna una crisi dolorosa.
Un piccolo miracolo ottenuto grazie ai progressi delle tecniche di imaging.
In particolare della Risonanza Magnetica funzionale che è servita ad esplorare il cervello a riposo, cioè durante una fase di quiete.
E’ stato così osservato che nei pazienti che soffrono dell’emicrania con aura, le aree visive vengono comunque attivate anche a riposo e a distanza dalla crisi.
Come un’impronta digitale che la rende riconoscibile ed identificabile rispetto ad altre forme di cefalee.
I risultati ottenuti sono importanti per la svolta terapeutica impressa dalle ultime molecole, gli anticorpi monoclonali.
Le immagini che scaturiscono dalla Risonanza Magnetica hanno infatti dimostrato che le due forme di emicrania, senza e con aura, sono simili solo in apparenza.
In effetti non solo differiscono in maniera significativa nella funzionalità del circuito visivo durante gli attacchi ma anche lontano dagli attacchi emicranici.
I risultati aiutano a valutare i due tipi di cefalea come patologie differenti nel loro meccanismo di origine.
E’ una distinzione importante che consentirà di formulare protocolli terapeutici mirati.
La ricerca rivela anche qualche paradosso.
Come quello del dolore riferito che non è limitato al solo momento della crisi.
Una consistente percentuale di pazienti emicranici soffre per stimoli che non sono dolorosi, come il toccarsi i capelli, portare gli occhiali o la cravatta.
Questo sintomo si chiama “allodinia cutanea”.
Quando si manifesta , durante o anche al di fuori degli attacchi dolorosi, per il paziente è un segno prognostico negativo.
Significa che le sue crisi sono destinate a diventare molto più frequenti, a volte, anche quotidiane.
Uno studio della stessa equipe di ricercatori dell’ Università di Napoli ha rilevato il meccanismo che inganna il paziente al punto di fargli percepire un dolore che non c’è.
Sono stati analizzati due gruppi di pazienti, con e senza allodinia cutanea.
Dai risultati è emerso che quelli del primo gruppo presentavano un maggior interessamento di aree cerebrali deputate alla percezione del dolore non solo dal punto di vista fisico ma anche da quello cognitivo ed emozionale.
In un certo senso, questi pazienti vivono la loro esperienza dolorosa con un coinvolgimento emozionale maggiore.
Del resto, si tratta di un atteggiamento predisponente alla cronicizzazione dell’emicrania.
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