INSEGNARE AD ESSERE FELICI, TOLLERANTI E NON AGGRESSIVI

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il


Addestrare i figli all’arte della resilienza e dare loro fiducia.

Se vostro figlio picchia la sorellina non sgridatelo fategli piuttosto capire che è normale arrabbiarsi, ma che deve trovare una alternativa all’ aggressività.

Si insegna così l’arte della resilienza la chiave della felicità.

E’ un atteggiamento che fa adattare ad eventi negativi trasformando il dispiacere in risorsa, tanto da trarre beneficio da quello che in un primo momento ci era sembrato solo un evento negativo.

Una capacità difficile da acquisire e spesso invocata da noi psicoterapeuti nelle terapie.

Per aiutare i genitori alle prese con ragazzini insoddisfatti e capricciosi pronti a rispondere sempre“NO”, l’obiettivo è coltivare “lo stato del SI” una qualità che ci prepara ad affrontare le sfide della vita e che diventa la base della forza e della motivazione di ogni individuo, perché la fiducia si costruisce passo dopo passo.

Se i  bambini si trovano di fronte a situazioni sgradite come ad esempio, fare i compiti o andare a dormire, si fanno spesso prendere dalla rabbia.

L’adulto deve contrastarla favorendo lo sviluppo dello”yes  brain “, un atteggiamento di apertura nei confronti della vita.

E’ la capacità di dire sì al mondo e di accettare  che accade anche nei momenti più difficili.

Anche i genitori devono pensare positivo nell’ affrontare problemi e difficoltà.

Fra  i consigli per valorizzare le risorse dei bambini, c’è quello di abbandonare le aspettative irrealistiche nei riguardi dei figli per insegnare loro ad affrontare le sfide e a gestire le proprie emozioni senza ansia.

La teoria dello “yes brain”non è solo un approccio nei confronti del mondo, ma riesce anche a stimolare la mente al meglio.

Se vogliamo aiutare il bambino a diventare una persona capace di  condurre un’esistenza ricca di senso, nulla è di fatto più importante che realizzare l’integrazione del cervello.

E’un concetto fondamentale, alla base della neurobiologia interpersonale.

Il cervello è composto da molte parti, ciascuna con una funzione.

Quando si attivano insieme come una squadra, si realizza l’integrazione e tutto va nella direzione giusta.

Così l’approccio positivo dei genitori può stimolare al meglio la nostra mente e porre le basi anche per altre qualità preziose.

Fra gli obiettivi c’è anche quello di coltivare l’empatia, l’equilibrio e la percezione chiara di quello che accade.

Va sempre ricordato che il cervello dei bimbi piccoli non è completamente formato e per questo spesso si comportano in modo irragionevole e vanno in crisi facilmente.

In determinate circostanze, sono incapaci di controllarsi.

Gli adulti devono guidarli.

I figli assumono un atteggiamento poco conciliante quando interviene il “No brain”.

Se, ad esempio, un ragazzino sta per colpire una finestra con un pallone ed il padre lo strilla, l’azione negativa può essere congelata lì per lì.

Il vetro è salvo, ma l’umiliazione indebolisce il bambino che si sentirà inadeguato e sbagliato.

Un sentimento che influenzerà la sua crescita e la sua personalità.

Se invece il genitore lo ferma e gli propone di giocare a palla in giardino, con un atteggiamento positivo, le cose possono cambiare.

Il metodo punta a far crescere ragazzi sicuri e con una visione positiva delle cose.

Se il bambino sbaglia non ci sono condanne.

Il genitore deve riportalo sulla strada giusta.

Stimolare il ”Si nel cervello” non vuol dire essere permissivi.

I ragazzi vengono portati verso una disciplina, madri e padri si impegnano per fare sì che la loro personalità sia forte e ben strutturata.

I genitori permissivi non si comportano così.

Il fenomeno del bullismo è in crescita esponenziale proprio perché la rabbia dei giovani non è stata contrastata dai genitori favorendo lo sviluppo dello”yes brain” che permette una apertura nei confronti della vita.

Il momento politico che sta segnando in modo negativo il mondo intero con il ritorno delle idee oltranziste e fasciste, reazionarie, intolleranti e rispetto verso i deboli, l’ inneggiare l’odio raziale, non favorisce lo sviluppo di una cultura dove si coltiva l’ empatia ed il rispetto del diverso, anzi favorisce l’umiliazione dei giovani che  li andrà ad indebolire facendoli sentire  inadeguati e sbagliati, innescando un sentimento di rabbia e di rivalsa senza che i genitori abbiano insegnato che bisogna trovare un’alternativa.

Questi sentimenti negativi influenzano la loro personalità andando a formare la base del fenomeno bullismo.    

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