IL NARCISSIMO BELLICO DI PUTIN
Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il
IL NARCISISMO BELLICO DI PUTIN
La guerra come elaborazione solo paranoica del lutto, così la definisce lo psicoterapeuta Fornari, uno dei più autorevoli ed originali del secolo scorso. Mentre il lutto implica un dolore e uno sconforto profondi legati alla perdita di un oggetto amato, una persona cara, un ideale, un territorio, una identità e il difficile e tortuoso lavoro della sua elaborazione, la paranoia sarebbe , al contrario,un modo per rigettare sullo straniero o sul nemico la responsabilità di questa perdita negandone infine l’esistenza. Esemplare è l’analogia di Fornari ricavata dagli studi di etnologia. Se accade che in una tribù muoia improvvisamente il figlio del re, anziché elaborare questo lutto atroce si preferisce scatenare una guerra contro la tribù confinante attribuendo al suo sciamano la responsabilità di quella morte. Al posto del lavoro doloroso del lutto si scatena la violenza della guerra. Il dolore interno per la perdita avvenuta si trasfigura in una pulsione aggressiva rivolta all’esterno. In questo senso la guerra assomiglia ad una allucinazione, si persegue la via più breve della violenza evitando quella più lunga della parola che implica il tortuoso cammino simbolico del lutto. Tradotto in termini attuali della guerra in Ucraina, alla via lunga della diplomazia e della mediazione si preferisce quella breve di una soluzione, la guerra, che vorrebbe abolire ogni interlocuzione. La legge della forza si sostituisce così a quella della parola. E’ proprio per questa ragione che la democrazia porta nel suo cuore una profonda esperienza collettiva del lutto. Non esiste una solo lingua, non esiste un solo popolo, non esiste una una sola interpretazione della verità. Diversamente tutti i regimi non democratici sono tendenzialmente sospinti verso la guerra perché, rigettando il difficile lavoro del lutto, perseguono una realizzazione della verità che esclude forzatamente la divergenza e il pluralismo imposti dalla legge della parola. Per i regimi non democratici, infatti, l’esistenza dello straniero coincide con quella del nemico. La guerra tende ad annichilire l’ostilità del mondo esterno mirando ad uniformare la vita in solo modo. Al pensiero democratico dell’integrazione si sostituisce quello autocratico della scissione, all’arte della diplomazia e della mediazione quella del sopruso e della violenza bellica. E’ quello che sta accadendo anche in questa ultima sanguinosa guerra.
Anzichè
procedere nell’elaborazione collettiva del lutto per la perdita della grande
Russia e dei suoi territori dovuta all’innarrestabile attrazione dei popoli
verso la libertà e la democrazia, dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia,
anzichè accettare, appunto, il lutto necessario imposto dalla democrazia, non
esiste un solo popolo, una sola lingua, una sola verità, il miraggio autocratico di Putin si rivela fatalmente
nostalgico, ancorato all’idea di un impero separato dal mondo che egli intende
restaurare nelle sue fondamenta.. Con la complicazione ulteriore che il suo rifiuto del lutto non provoca solo
l’aggressione dell’Ucraina considerata come un proprio territorio ingiustamente
perduto, ma evoca la minaccia del ricorso all’arma atomica. Qui si vede bene la
radice autodistruttiva del narcisismo umano sulla quale la psicoanalisi ha sempre
scabrosamente insistito. L’estrema affermazione della propria potenza di
controllo , la bomba atomica, coincide con l’estremo rischio di perdita di ogni
controllo e di auto annientamento. Distruttività ed auto distruttività sono
sempre legate come il retro e il verso di uno stesso foglio. Si vede
drammaticamente nella bomba atomica
l’immenso potere di questo ordigno di guerra mentre assegna una potenza
illimitata a chi lo detiene, lo lega ad un fatale destino di auto
annichilimento. E’ la vocazione profondamente suicidaria di ogni narcisismo
maligno, l’affermazione illimitata di se stessi coincide con la propria
autodistruzione. Freud sosteneva che in ogni guerra la morte esce dall’oblio
seminando angoscia e rivelando la nostra
natura più vulnerabile, nella minaccia atomica non è solo lo spettro della
nostra morte a venire evocato, ma la fine del mondo in quanto tale. In questo
difficilissimo passaggio storico della guerra Ucrainica viene promossa
un’angoscia profondamente psicotica. La possibilità di una declinazione atomica
della guerra non ci fa solo sentire impotenti ma mette a rischio , come avviene
in un vero e proprio delirio psicotico di fine del mondo, la nostra stessa
sopravvivenza sul pianeta.
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