I DISTURBI DEL LINGUAGGIO, SEGNALE IMPORTANTE DI ALTRI DISTURBI

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il


Individuare e trattare i disturbi del linguaggio perchè possono degenerare in difficoltà di apprendimento.

Il linguaggio è un elemento centrale del funzionamento neuropsicologico del bambino.

Per questo è necessario intervenire precocemente su eventuali disturbi per evitare ripercussioni sullo sviluppo cognito e relazionale e sulle capacità i apprendimento.

Centrale è il ruolo del logopedista che, insieme al neuropsichiatra infantile, diagnostica questi disturbi e definisce la terapia.

Il lavoro  deve iniziare prima che emerga il linguaggio, per valutare eventuali deficit, capirne la causa ed intervenire prima possibile perché quelli del linguaggio sono un segnale importante di altri disturbi.

Un approccio che emerge anche dal DSM –V, il manuale diagnostico dei disturbi mentali, che inserisce il disturbo del linguaggio nell’ambito dei disturbi della comunicazione.

Una definizione che racchiude cose diverse come difficoltà a produrre suoni, ad utilizzare e comprendere le parole e costruire una frase, oppure relative all’uso ella lingua, alla comunicazione pragmatica, o difficoltà a seguire una conversazione o modulare i propri messaggi in modo appropriato al contesto.

Dalla ricerca emerge sempre più chiaramente il collegamento tra competenze linguistiche, memoria visiva e capacità di movimento.

Si sa che lo sviluppo comunicativo richiede uno sviluppo motorio adeguato, controllare i movimenti della testa  del busto e poi gattonare e camminare.

Per questo è importante intervenire intorno ai due anni, senza ascoltare chi dice che il bambino prima o poi parlerà.

Molti disturbi si risolvono da soli, quelli del linguaggio riguardano il 5 – 7 % in età prescolare, ma solo il 2 – 3 % in età scolare.

Quando si evidenzia un ritardo è opportuno intervenire.

Lo sviluppo del linguaggio ha una certa variabilità fisiologica, ma esistono delle tappe, ed è corretto intervenire se un bambino conosce pochi vocaboli o se a 30 mesi non articola una piccola frase.

Più di un terzo dei bambini che a due anni tardano a parlare, manifestano un disturbo del linguaggio.

In fase di diagnosi è importante capire se si tratta di un disturbo primario del linguaggio o deficit neurologico, sensoriale o cognitivo.

Individuato il problema si deve lavorare per trasmettere competenze ma soprattutto per rendere il bambino in grado di esprimersi non solo in terapia ma nella vita reale.

Le ultime ricerche disponibili confermano l’utilità della relazione con i coetanei e l’efficacia degli interventi proposti da genitori adeguatamente formati.

La collaborazione è indispensabile, il terapeuta si propone come modello linguistico per il bambino, ma è indispensabile creare un alleanza per aiutare il genitore a gestire le difficoltà del figlio.

La cosa più importante è la frequenza dell’interazione, per insegnare a parlare ad un bambino, particolarmente se ha difficoltà, bisogna parlarne.

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