DISTURBO DA GIOCO DA INTERNET
L’utilizzo di Internet nel mondo è aumentato di quasi sei volte negli ultimi dieci anni.
Si stima che circa due miliardi di persone (circa un terzo della popolazione mondiale) abbiano accesso al web; un dato impressionante se paragonato allo 0,05% del 1990.
Nell’ultimo decennio, il tempo medio trascorso on-line è raddoppiato, passando da una media di 9.5 ore nel 2000 a 20.4 ore nel 2012.
Negli Stati Uniti oltre il 70% della popolazione utilizza Internet, con in media 30 ore settimanali trascorse davanti al PC.
In una società in cui l’utilizzo di Internet rappresenta un elemento costitutivo dell’esperienza umana, soprattutto per le persone più giovani, anche l’espressione del disagio mentale cambia, e si adatta ad un contesto comunicativo differente.
Infatti, le modalità di utilizzo di Internet per alcuni soggetti possono arrivare ad oltrepassare, in maniera significativa, i tradizionali ambiti d’uso lavorativo, comunicativo e ricreazionale, assumendo caratteristiche francamente patologiche.
Le modalità disfunzionali legate all’utilizzo di Internet sono oggetto di studio sin dagli inizi degli anni 90, quando sono state formulate le prime ipotesi eziopatogenetiche alla base della dipendenza da Internet.
Attualmente, le patologie legate all’utilizzo di Internet si distinguono in due grandi categorie:
1. “Specific Pathological Internet use”, che include quei disturbi in cui l’utilizzo disfunzionale di Internet riguarda un’area ristretta della vita dell’individuo, tra cui il disturbo da gioco su Internet, il trading online, il disturbo da shopping compulsivo on-line, l’Internet infidelity, la cybercondria, il cybersuicide, e il cyberbullismo/stalking;
2. “Generalized Pathological Internet use”, che riflette un disturbo più ampio in cui il paziente trascorre la maggior parte della giornata collegato alla rete senza un obbiettivo preciso.
Tra questi disturbi, solo il disturbo da gioco su Internet è stato inserito nel capitolo “condizioni che necessitano di ulteriori studi” del DSM-5.
Questo disturbo viene concettualizzato come una dipendenza senza sostanza, in quanto i criteri per poter porre diagnosi di disturbo da gioco su Internet includono l’eccessiva preoccupazione riguardo ai giochi su Internet, la presenza di sintomi da astinenza nel caso in cui venga impedito al paziente di giocare, presenza del fenomeno della tolleranza e continui tentativi falliti da parte del paziente di ridurre il tempo trascorso davanti al PC.
I pazienti con questo disturbo tendono a giocare di nascosto per evitare i giudizi dei propri familiari, mostrano un ritiro dalla maggior parte delle attività sociali, tendono ad essere apatici o irritabili quando non giocano e sono spesso distratti da pensieri e fantasie focalizzati sul gioco, anche quando svolgono altre attività.
Inoltre, i pazienti possono presentare alterazioni in numerose funzioni della vita quotidiana (ad es., nell’alimentazione, igiene personale, funzioni fisiologiche e/o sonno) e spesso presentano sintomi fisici quali mal di testa, di schiena, dolori al collo, arrossamenti agli occhi, disturbi della vista, sindrome del tunnel carpale.
Le principali conseguenze sociali legate al disturbo da gioco su Internet possono riguardare difficoltà scolastiche e lavorative (scarsa attenzione, concentrazione, difficoltà di apprendimento ecc.), compromissione dei rapporti sociali (isolamento, rapporti incentrati sulla comunicazione virtuale) e compromissione della salute.
Al momento non esistono delle linee-guida per il trattamento di questo disturbo, ma numerose evidenze suggeriscono l’efficacia della terapia integrata.
La classe farmacologica maggiormente utilizzata sono gli Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina (SSRI) e gli psicostimolanti, che hanno dimostrato un’efficacia nel ridurre il fenomeno della tolleranza e i sintomi di astinenza. Di maggiore efficacia si sono dimostrate le terapie psicologiche, come la psicoterapia ad orientamento comportamentale e la psicoterapia di gruppo.
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