DISTURBI DEL SONNO E CARDIOPATIE
È abbastanza intuitivo pensare che la privazione di sonno possa alterare diversi meccanismi di regolazione endocrina e cardiovascolare.
Tale affermazione trova peraltro ampio riscontro in letteratura.
Diversi studi hanno suggerito come l’insonnia associata ad un’effettiva riduzione della durata del periodo di sonno si associ ad un aumento del rischio di ipertensione arteriosa.
In uno studio pubblicato nel 2015 da Li e coll. hanno voluto valutare se l’insonnia associata ad hyperarousal, misurato mediante il Multiple Sleep Latency Test ( MLST ), un test convenzionale di rapporto sonno/veglia, comporti un aumento del rischio di ipertensione arteriosa.
È stato ipotizzato che il meccanismo patogenetico sottostante sia rappresentato da un eccesso dei processi fisiologicamente legati al risveglio (“arousal”).
A tale scopo 219 pazienti affetti da insonnia cronica sono stati confrontati con 96 soggetti con sonno normale.
Per definire l’insonnia cronica sono stati impiegati i criteri diagnostici convenzionali, con sintomi della durata di almeno 6 mesi.
Tutti i soggetti sono stati sottoposti a studio polisonnografico per 1 notte seguito da un MSLT standard, definendo la condizione di “hyperarousal” sulla base del valore mediano (cioè >14 minuti) e del 75° percentile di MSLT (pari a >17 minuti).
La diagnosi di ipertensione arteriosa è stata definita prendendo in considerazione i valori di pressione misurati oppure facendo riferimento ad una diagnosi medica o ad un trattamento antiipertensivo in atto.
Lo studio evidenzia che una condizione di insonnia associata ad un valore di MSLT > 14 minuti è risultata ad un aumento del rischio di ipertensione pari al 300%, mentre l’associazione tra insonnia e MSLT > 17 minuti ha ulteriormente aumentato tale rischio al 400%.
Pertanto tale studio dimostra come l’associazione tra insonnia ed hyperarousal fisiologico comporti un aumento molto significativo del rischio di ipertensione arteriosa.
L’aumento del valore di MSLT potrebbe essere un indice affidabile dell’iperarousal fisiologico e della gravità biologica dell’insonnia cronica.
L’insonnia e riduzione della durata del sonno hanno un impatto negativo su:
– Qualità della vita
– Umore
– Funzione cognitiva
– Starto di salute
– Impiego di risorse sanitarie
– Profilo di rischio cardiovascolare
In conclusione esiste una relazione tra quantità e qualità del sonno e rischio cardiovascolare. Sicuramente sono in gioco diversi meccanismi di regolazione endocrina e neurovegetativa che sono disturbati dalle alterazioni del fisiologico ritmo sonno-veglia.
Nel caso dell’ipertensione arteriosa è intuitivo pensare che la normale caduta pressoria notturna ( dipping ) venga alterata dall’insonnia.
Anche per questo è importante garantire a ciascuno un sonno notturno adeguato per qualità e quantità.
Abbiamo, noi Neuropsichiatri , a disposizione strumenti farmacologici in grado di favorire tutto questo, associabili all’eventuale trattamento antiipertensivo convenzionale.
0 commenti