CORONAVIRUS: TEMPO DI SOLIDARIETA’ E DI CURA

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il


Questo è il tempo della cura, non dell’odio. Un tempo di ascolto e di dolore condiviso che fa bene a tutti anche ai pazienti psichiatrici che coltivano  dentro di sé le più terribili fantasie. La pandemia è una occasione di rigenerazione, una opportunità per scoprire vicinanza e solidarietà, ossia le risorse più importanti per vivere meglio. Molti accostano il disagio di oggi all’ esperienza di una guerra, ma si tratta di un’esperienza diversa. La guerra è il tempo dell’odio. In guerra per sopravvivere si è costretti ad uccidere l’altro, come recita la canzone di De Andrè, Piero muore perché esita a sparare contro il nemico e paga con la vita la sua premura verso l’avversario. Invece quello di oggi è il tempo della vicinanza e della solidarietà. Il nemico è esterno all’ umanità e gli uomini sono costretti ad unirsi per far fronte alla comune minaccia. La paura fa scoprire la prossimità quando il nemico è comune a tutti. Mi ha colpito lo slogan;” resta a casa , così fai il bene a te stesso ed agli altri”. L’idea che aiutando se stessi si aiuta l’altro mette in moto un movimento emotivo che fa crescere la solidarietà. Il nostro paese, come tutto l’Occidente, è malato di narcisismo. Avendo a disposizione tutto, tendiamo a sentirci onnipotenti ed allo stesso tempo sospettosi verso il prossimo, considerato una minaccia per i nostri beni. L’esperienza del coronavirus ci mette di fronte al senso del limite, non possiamo avere tutto, ed alla necessità di legami solidali. Può essere questo il miglior rimedio per il nostro disturbo narcisista.

Mi colpisce, in questo periodo, la reazione dei pazienti con disturbi psicotici , capaci di elaborare le fantasie più terribili, proiettate all’ esterno dal loro mondo interiore. Ora che questa figura minacciosa si sostanzia nell’ immagine di tutti, questi pazienti si sentono più “normali”, uguali agli altri e pertanto stanno meglio. Per la mente umana avere a che fare con nemico interno è molto peggio che avere a che fare con un nemico esterno da cui ci si difende insieme agli altri. Questi meccanismi reattivi scattano anche in chi non ha particolari patologie. Viene potenziato il sentimento di vicinanza, che finita l’emergenza, dovremmo sforzarci di mantenerlo intatto, nella consapevolezza che prossimità e solidarietà sono le risorse più importanti per vivere meglio. Temo invece che la coesione prodotta dall’ eccezionalità possa venire meno con l’esaurirsi del virus. Si colgono già i primi segni nella polemica politica ospitata da qualche talk show. La psicoanalisi ci insegna che un buon terapeuta è quello che sa accogliere il silenzio. Nel silenzio si trasmettono le emozioni, il rispetto, le perplessità, i dubbi ed anche i limiti della comunicazione attraverso le parole. Consiglio pertanto, che ognuno di noi, nella propria casa, può sperimentare una costrizione del silenzio che potrebbe riportarci ad un rapporto migliore con noi stessi e con gli altri. Tra i simboli più crudeli di questa pandemia resterà la sfilata solitaria delle bare, si muore da soli. Questo è un aspetto angoscioso e terribile, ma anche in questi passaggi si avverte una vicinanza ed una condivisione a cui non eravamo più abituati. I rituali del lutto sono fondamentali per l’elaborazione della perdita. L’impossibilità di piangere e di abbracciarsi insieme nel momento della sepoltura può lasciare ferite profonde. Molte patologie sono legate a lutti non elaborati. Torneremo ad abbracciarci ed a baciarci con la spensierata allegria di prima e torneremo a farlo anche con maggiore entusiasmo, rivalutando tutte quelle cose che davamo per scontate. Questo periodo del coronavirus è il tempo della solidarietà e della cura, ne sono simbolo medici, infermieri e operatori sanitari impegnati in prima fila.  Freud diceva che la vocazione del medico era legata all’idea di curare i propri genitori. Io penso che in tante vocazioni delle professioni sanitarie ci sia un sentimento profondo di amore per il genere umano. Sono loro a guidare quella trasformazione della comunità alla quale oggi dobbiamo guardare, è il modo migliore per cadere nello sconforto. Se la cura del Coronavirus sarà efficace, come penso, ci relazioneremo con una società diversa.

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