CHIEDENDO AIUTO GUARIREMO

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

CHIEDENDO AIUTO GUARIREMO

Le ferite si cicatrizzano. La pandemia ci ha messi di fronte alla nostra fragilità, ha buttato giù quel senso di immortalità in cui vivevamo, convinti di poter controllare tutto, a cominciare dalle malattie. Non torneremo uguali a prima, ammesso che quel” prima” fosse un’età felice e naturalmente non lo era. Siamo però di fronte ad un grande malessere collettivo, le persone chiedono aiuto: i giovani, gli anziani , addirittura i bambini. Per questo aver abolito il bonus per le terapie psico logiche è stato un atto gravissimo. I bambini costretti negli spazi chiusi, senza aria , senza il parco e gli amici. Gli adolescenti e i giovani adulti senza scuola, il luogo fondamentale delle relazioni, intrappolati nella falsa socialità dei loro telefonini. Gli anziani nella solitudine delle loro case o delle Rsa, senza contatti, senza figli e nipoti cui stringere la mano e guardare negli occhi, nessuno a cui rivelare la propria paura. Ecco queste sono le persone che hanno sofferto di più. Questo malessere collettivo si esprime con il  trovarsi di fronte ad una vera e propria epidemia di ansia e depressione nella popolazione. C’è un enorme richiesta di aiuto e ascolto psicologico. I ragazzi nei cortei alzano cartelli con la scritta “ ho l’ansia”. Nelle famiglie costrette a contatti troppo continui, senza lo sfogo del “fuori”, sono esplosi conflitti di coppia e tra genitori e figli. Abbiamo avvertito tutti, più o meno consapevolmente, un senso di fragilità. Abbiamo capito che possiamo essere colpiti da qualcosa che non controlliamo. Questo destabilizza. 

EDurante la mia attività clinica e terapeutica mi sento chiedere se torneremo al “prima” e se potremo ancora essere felici. Rispondo sempre con una domanda: eravamo felici prima? Nei momenti di buio il passato sembra sempre migliore  di quanto non fosse in realtà. In tempi brevi, se il virus ci lascerà liberi, torneremo ad assaporare cose semplici come respirare senza una mascherina, incontrarci, stringerci ed abbracciarci. Torneremo a viaggiare, a fare progetti un po’ più lontani. L’obiettivo però è la serenità. Spesso si parla di questo post pandemia come di un dopoguerra. La serenità si riconquista chiedendo aiuto. Riconoscendo il proprio malessere. Facendo terapia. Serve l’ascolto, il lavoro sulla psiche, non una pioggia di antidepressivi e ansiolitici. Per questo è fondamentale ripristinare il bonus. Nel sistema pubblico ottenere una psicoterapia è difficilissimo, gli psicologici scolastici non esistono. Lo Stato deve aiutare chi non può pagare un percorso privato. C’è in gioco la salute mentale del Paese.  Le categorie sanitarie, medici e infermieri, risultano fra le più colpite. Hanno subito un carico emotivo immenso. Acuito dal fatto che i medici e infermieri hanno dovuto affrontare l’emergenza sanitaria senza poter avere un contatto fisico con i pazienti. Oltre alla “trincea”, ai turni folli, dover lavorare senza poter toccare il paziente, stringergli una mano al bordo del letto è difficilissimo. Ci vuole attenzione per il malessere di medici e infermieri, altrimenti rischiano di vivere una nuova emergenza. Il medico ed infermiere ospedaliero è esposto alla rabbia delle persone a cui è costretto dare delle limitazioni, i pazienti, i parenti dei malati. Il fatto stesso di essere esposti così tanto al dolore è un fattore logorante. Ci vorrebbero i gruppi di auto – aiuto per i medici e infermieri su modello di quelli fondati dallo psicanalista Balint. Mi sento chiedere se le nostre ferite guariranno in tempi brevi. Rispondo che come la pandemia ha acuito le disuguaglianze economiche, così esistono le disuguaglianze psicologiche. Una persona profondamente sana ne uscirà prima, chi aveva già delle fragilità farà più fatica . Però ne usciremo. Con la consapevolezza che le cose del mondo sono caduche, come diceva Freud, un fiore è bello da guardare e da odorare nel breve spazio in cui è fresco. Poi appassisce. Allora il senso è che la felicità ,anzi la serenità non sono beni duraturi, ma una conquista quotidiana.

 

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