ATTACCO CARDIACO IN OSPEDALE ATTREZZATO ALLA RIPERFUSIONE, TEMPI DI INTERVENTO MIGLIORI.
Secondo una recente ricerca, in caso di attacco cardiaco, i pazienti ottengono un trattamento di riperfusione più rapido se vivono in stati che consentono agli equipaggi medici di emergenza di non recarsi presso ospedali che non offrono trattamenti specializzati, ma di rivolgersi direttamente a quelli che lo fanno, anche se più lontani.
I risultati forniscono prove convincenti del fatto che sono necessarie politiche a livello nazionale che consentano ai servizi medici di emergenza di portare i pazienti direttamente ai centri con possibilità di effettuare un intervento coronarico percutaneo (PCI).
Le linee guida della American Heart Association e dell’American College of Cardiology indicano che i pazienti dovrebbero ricevere una riperfusione entro 90 minuti dal primo contatto medico se vengono portati direttamente in un ospedale dove l’intervento è possibile oppure entro 120 minuti se devono essere trasferiti da un centro dove non è possibile effettuarlo.
I ricercatori hanno analizzato i tempi di intervento su pazienti in 379 ospedali in 12 stati, sei con politiche che permetto di bypassare un ospedale non specializzato e sei senza.
Ebbene, negli stati con politiche di bypass, il 57% dei pazienti è stato sottoposto a intervento coronarico percutaneo entro 90 minuti o meno dal primo contatto medico e l’82% entro 120 minuti o meno. Negli stati che non avevano politiche di bypass, invece, il 45% delle persone ha ricevuto un intervento coronarico percutaneo entro 90 minuti o meno e il 77% entro 120 minuti o meno.
Una politica che migliori l’accesso a cure tempestive dei pazienti potrebbe avere un impatto significativo a livello di popolazione.
Un editoriale di accompagnamento osserva che la somministrazione tempestiva di cure adeguate ai pazienti con infarto è complessa e presenta molte sfaccettature uniche.
La presente analisi dimostra che consentire ai soccorritori di bypassare ospedali meno specializzati in favore di ospedali dove viene effettuato un intervento coronarico percutaneo può ridurre significativamente il tempo necessario per la terapia di riperfusione.
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