ASCOLTARE I BAMBINI

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

L’ apprendimento non è mai legato alla genetica ma solo all’ ambiente.

I primi anni di vita sono universalmente riconosciuti come il periodo più importante per l’apprendimento.

E’ dagli anni zero ai cinque anni, quando Il cervello è più plastico e reattivo, che si pongono le basi per sviluppare appieno il proprio potenziale.

Dopo, in un certo senso, i giochi sono fatti e le nuove informazioni o esperienze si inseriscono in una struttura cerebrale già definita quasi per intero.

E’ dunque all’interno di questa fase che si gioca la partita decisiva per gli educatori.

Molte volte sono sprecate o sottostimate le capacità di tanti piccoli studenti, a causa di un sistema scolastico troppo rigido, che mostra scarsa vocazione all’ascolto dei bisogni del bambino.

Soprattutto, a causa di programmi e metodi che si fondano su una logica valutativa che tende a creare divari fin dalla prima infanzia.

Una alternativa a questo sistema è praticabile.

Tutti i bambini hanno lo stesso potenziale e non esiste alcuna predisposizione genetica o sociale all’apprendimento, all’intelligenza, ma dipende tutto dall’ambiente.

Pensate alle larve delle api: sono tutte predisposte a diventare piccole operaie, nascono tutte con lo stesso patrimonio genetico.

Se una di esse viene nutrita con la pappa reale, diventa la regina.

Allo stesso modo i bambini necessitano, per crescere al meglio, del nutrimento giusto: di un ambiente amorevole, vivace, ricco, ordinato, che favorisca l’esplorazione, le attività spontanee, l’empatia e l’incontro con l’altro, la compresenza di età differenti.

Si tratta di riuscire ad incoraggiare lo sviluppo di spirito di iniziativa ed autonomie, rispettando talenti e curiosità nel preciso momento in cui si manifestano, lasciando i bambini liberi di orientarsi fra le diverse attività e basandosi su invarianti pedagogiche che trascendono l’idea di metodo.

Oltre a questo, c’è l’importanza della cooperazione, quello che Edgar Morin( mio maestro ) chiama “etica della relianza”, ovvero ciò che unisce e rende solidali, che si concretizza con i bambini più grandi che aiutano quelli più piccoli e trasferiscono loro le conoscenze attraverso l’esempio.

E’ inoltre importante e vitale utilizzare l’errore come elemento costitutivo del processo di comprensione, senza che uno sbaglio venga percepito come una colpa da evitare o, peggio, da sanzionare.

Assecondando i meccanismi naturali di apprendimento dei bambini, questi si presenteranno più sereni, calmi e concentrati.

Tutti gli insegnanti che cercano di mettere in pratica approcci di questo genere, ponendo il bambino e l’ascolto al centro, pur all’interno di tutte le difficoltà e le contraddizioni dell’istituzione scolastica tradizionale, in realtà lo sanno da sempre. Vengono, però, troppo spesso lasciati soli all’interno di un sistema che li mortifica, anziché valorizzarli.

Ci auspichiamo che gli insegnanti possano essere lasciati liberi di “abbellire e sistemare la scuola, dato che conoscono i più piccoli anfratti, una fiducia sincera centuplicherà le forze, eleverà le menti ed aprirà porte insospettabili”.

La vera rivoluzione dell’educazione parte proprio da qui.        

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