COSA FARE IN CASO DI ARRESTO CARDIACO

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

REPETITA IUVANT

L’arresto cardiorespiratorio continua ad essere la principale causa di morte nel mondo industrializzato.

Si stima che annualmente in Europa hanno luogo all’ incirca 300.000 arresti cardiaci, con un tasso di sopravvivenza inferiore al 15%.

Quando si verifica un arresto cardiorespiratorio esistono due passi chiave per massimizzare le probabilità di sopravvivenza del paziente: la rianimazione cardiopolmonare (RCP) e la defibrillazione precoce.

La RCP è una manovra che consiste nell’ alternare compressioni toraciche a ventilazioni in modo che si mantenga un flusso sanguineo che consenta di fornire agli organi vitali una quantità adeguata di ossigeno.

La defibrillazione esterna è una terapia che tenta di correggere un’aritmia potenzialmente letale somministrando uno shock elettrico al muscolo cardiaco attraverso la parete toracica.

Le guide sulla rianimazione pubblicate da AHA (American Heart Association) e da ERC ( European Resuscitation Council )  forniscono raccomandazioni su come effettuare la rianimazione in modo sicuro ed efficace in diverse situazioni.

L’ultima revisione pubblicata nel 2015 sottolinea l’importanza di realizzare compressioni toraciche di qualità, con idonea frequenza e profondità, riducendo al minimo le interruzioni.

Durante la rianimazione si raccomanda inoltre di utilizzare il segnale di capnografia per monitorare la corretta ventilazione, la qualità delle compressioni e per identificare il riattivarsi della circolazione spontanea. 

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