LE PAROLE PER DIRLO AI BAMBINI

Pubblicato da Dott. Adriano Bruni il

Il discorso sulla morte è un tabù. Ma i piccoli la incontrano e non prepararli è un errore.

Parlare di morte con chi si è appena affacciato alla vita.

Affrontare temi come il fine vita, la sofferenza, il lutto con i bambini. E’ possibile? E, soprattutto, è giusto? Domande che in passato sarebbero state oziose.

La dimensione della morte era così strettamente intrecciata con quella della vita a essere indistinguibile.

Si nasceva e si moriva in casa, circondati da tutti i membri della famiglia, bambini compresi.

La tendenza a formare nuclei familiari costituiti da più generazioni rendeva inevitabile assistere alla morte di una persona cara.

Spesso a spegnersi sotto gli occhi dei più piccoli erano fratellini o compagni di gioco.

Alla fine del XIX secolo, in Italia, il tasso di decessi dei bambini al di sotto dei cinque anni era di 347 su mille, contro il 4 per mille degli ultimi anni.

Nel XX secolo la situazione cambia gradualmente, ma radicalmente.

I progressi della medicina  e dell’igiene permettono alla vita di allungarsi e abbassano notevolmente il tasso di mortalità infantile.

Fasi della vita come la vecchiaia, la malattia e la morte si svolgono sempre più spesso al di fuori dell’ ambiente domestico, in strutture specializzate.

La morte diviene un evento “osceno”, da nascondere il più possibile, soprattutto ai bambini, per non traumatizzarli.

Ma c’è chi pensa che sia un errore.

Negli anni Settanta del secolo scorso, negli Stati Uniti, è nato un movimento chiamato Death awareness, cioè “consapevolezza della morte”, che ha dato vita all’ Adec, “Associazione per la death education e il counseling”, i cui studi hanno dimostrato che è possibile affrontare questo tema senza generare traumi, contribuendo, anzi, a dare valore alla vita. 

Le ricerche hanno evidenziato l’importanza di accompagnare bambini ed adolescenti nella comprensione del fine vita, se ben affrontato, il tema è accessibile a tutte le età e consente di evitare i rischi collegati con il continuo eludere il discorso, tra cui proprio l’insorgere dell’ angoscia riguardo a ciò che non si conosce.

Di fronte alla malattia ed alla morte di una persona cara si può pensare che sia meglio tenere i bambini all’ oscuro di tutto.

Ma noi esperti riteniamo che parlarne con sincerità senza fingere che il problema non esista e dare il tempo ai piccoli di salutare gli affetti importanti premia che vengano a mancare sia una scelta più saggia.

Permettere loro di partecipare ai funerali, valutando caso per caso e senza forzarli, può essere un modo per sostenerli nell’ elaborazione del lutto.

I bambini, se aiutati, imparano che il ricordo dei cari defunti può attenuare il dolore del distacco e la paura dell’abbandono.

Un esperienza che dimostra che non è mai troppo presto, se si trova il modo giusto per affrontare il discorso.    

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